L’Italia è ancora il cuore del fashion mondiale? Si, e i numeri lo dimostrano. Con Milano stabile tra le Big Four capitali della moda globale e Roma che la segue al 5° posto (sorpassando Londra), le maggiori firme scelgono sempre il Bel Paese per presentare le loro stagionali creazioni e collezioni.
Oltre oceano l’industria del fashion sta vivendo una vera apocalisse che ha messo in ginocchio catene di storici brand come American Apparel e Bebe, con la chiusura complessiva di 280 punti vendita sparsi sul territorio U.S.A., e si prevede che altre 3.500 attività retail cesseranno nei prossimi mesi a tutto vantaggio di Amazon e del fast-fashion commercializzato online.
In Italia invece la tendenza è ben diversa con i numeri che tornano ad assomigliare all’epoca pre-2008.
Se in generale nel mondo occidentale, soprattutto la fascia più giovane, tende a spendere di più in elettronica, viaggi ed altre attività, il consumatore italiano ama ancora moltissimo l’abbigliamento a cui assegna un ruolo sempre più importante perchè, ad ogni fascia di età, per noi italiani, quello che indossiamo racconta davvero tutto di noi.
I Fashion Economic Trends elaborati e diffusi da Cnmi (Camera Nazionale della Moda Italiana) rilevano infatti un aumento del 2,8% rispetto al 2017 e la previsione del fatturato relativo alla moda e ai comparti collegati raggiunge i 90 miliardi di euro tornando sui livelli pre crisi.
Bene anche le esportazioni all’estero, con un +4.3% e un avanzo di circa 1 miliardo di euro sul 2017, e l’e-commerce con un incredibile tasso di crescita del 21%; si continuano ad inaugurare centri commerciali, ma i negozi più piccoli soffrono un po’.
È necessario, per i negozi ed i brand, abbandonare l’immobilismo e adattarsi alle esigenze di un consumatore in evoluzione, cercando l’equilibrio tra varietà, velocità e flessibilità poiché il mercato c’è, ed in abbondanza per tutti.
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